giovedì 27 settembre 2012

La bionda del Balboni. Prima parte.



LA BIONDA DEL BALBONI.



“L’hanno già portato via?” Domandò il Capitano Bruno Zamboni al suo Maresciallo preferito, l’avvenente Stefania Abbondanti.
“Sissignore, ho verificato personalmente che il corpo fosse rimosso prima del suo arrivo, anche perché l’ultima volta è toccato a me pulire.” Rispose lei in tono di rimprovero.
“Cosa vuole che le dica, Maresciallo…” Disse Zamboni allargando le braccia e il sorriso. “Sono facilmente impressionabile, il mio stomaco non regge alla vista di certi spettacoli. Entriamo. Chi è la vittima?”
“Luca Balboni, di anni trentatre, titolare della Baldur srl. È stato ritrovato ieri sera dalla sua compagna.”
Il delitto era avvenuto in un casolare isolato, nelle campagne bolognesi. Era improbabile che qualche testimone avesse visto o sentito qualcosa.
Stefania Abbondanti si apprestava già ad aprire la porta del magazzino dove si era compiuto l’omicidio, quando un pensiero le bloccò la mano: “Aspetti un momento, Capitano. Lì dentro è pieno di sangue, è sicuro di voler entrare?”
“Oh, tranquilla, il sangue non mi fa nessun effetto. Sono i cadaveri che…”
“È sicuro? Non mi vomiterà sulle scarpe?”
Per tutta risposta il Capitano afferrò la maniglia ed entrò. Il magazzino era ricolmo di scatole di varie dimensioni accatastate una sull’altra, fatta eccezione per un angolo in fondo all’edificio, dove era visibile una sequenza di serbatoi e alambicchi.
Zamboni iniziò ad armeggiare con le scatole e fece per aprirne una.  “Cosa c’è qui dentro?”
“Probabilmente sono vibratori, Signore. La società del Balboni si occupa di commercio elettronico di articoli erotici.”
“Si sbaglia Maresciallo, qui c’è una bella bambola gonfiabile.” Replicò il Capitano dispiegando l’oggetto, e dopo aver osservato bene aggiunse: “Ha un mucchio di buchi! Mi chiedo come possa stare gonfia.” Aprì un’altra scatola e ne estrasse una bustina contenente una specie di anello di plastica. “E questo? È talmente brutto che non lo metterebbe al dito nemmeno un rockabilly.”
“Quello non si mette al dito, Signore.” Intervenne Stefania con un certo imbarazzo.
“Maresciallo, lei è davvero molto preparata sull’argomento, complimenti.” Il sorriso di Zamboni si aprì connotando la sua tipica faccia da schiaffi.
“Io… mi sono documentata nell’interesse dell’indagine!” Il rossore di Stefania Abbondanti aveva raggiunto un’intensità al limite dello spettro visivo.
“E quel laboratorio laggiù? Produceva droga?”
“No, era un domozimurgo.”
“Si è mangiata lo Zanichelli a colazione, Abbondanti? Traduca.”
“Produceva birra in casa. È stato ucciso vicino alle attrezzature, come avrà già intuito da tutto quel sangue rappreso che c’è a terra.”
“Birra! Andiamo a vedere, c’è anche un frigorifero lì vicino.” Zanardi raggiunse l’angolo che gli interessava e spalancò il refrigeratore. “Ecco, ci sono delle bottiglie.” Ne prese una e lesse l’etichetta: “La Bionda del Balboni. All grain 2012.” Il carabiniere estrasse dalla tasca il suo mazzo di chiavi e lo utilizzò per stappare la bottiglia. “Chissà, magari l’hanno ammazzato perché la sua birra faceva schifo.” Disse il Capitano portando la bottiglia alla bocca, e dopo averne trangugiato un sorso continuò: “No. È buona.”
“Capitano, le ricordo che siamo in servizio.” Intervenne severa Stefania.
“Mi sto solamente… come ha detto lei? Documentando nell’interesse dell’indagine. Ed è sempre meglio la prova pratica della conoscenza teorica, giusto?”
“Giusto signore! … Cioè, non che io abbia mai provato uno di quegli anelli… non mi fraintenda… ecco…”
“Ho capito, Abbondanti. Domani mattina voglio parlare con la compagna e con i soci in affari della vittima. Mi prepari i dossier su di loro.”

In caserma, la  mattina seguente, Zamboni controllava i reperti.
“Allora, l’assassino ha rotto questa bottiglia di birra e l’ha usata per sgozzare la vittima.” Rilevò osservando il contenitore della Bionda del Balboni frantumato e sporco di sangue. “Un accesso di collera, una violenza improvvisa. O forse qualcuno sorpreso a rubare. Manca qualcosa dal magazzino?”
“No Signore. Nemmeno in casa.” Rispose la Abbondanti.
Il Capitano analizzò poi una lattina.  “Estratto di malto. Lo usava per fabbricare la birra, perché è fra i reperti?”
“L’abbiamo trovata piuttosto lontana dal laboratorio. Penso che sia rotolata via nella colluttazione.”
“Questi fogli invece?”
“I bilanci della società e gli estratti conto bancari. A quanto pare quel tipo di merce ha un florido mercato.” Affermò Stefania guardando il pavimento.
“Allora non è stato un creditore arrabbiato.” Zamboni lanciò un’occhiata maliziosa al reggiseno rosa che si trovava imbustato sul suo tavolo. “A questo punto, credo che dovremmo concentrarci sull’ipotesi di un delitto passionale.”
“Ma che intuito, Signore…” Disse Stefania in tono canzonatorio, ben sapendo che il Capitano aveva il vezzo di esaminare tutte le piste improbabili, prima di arrivare a quella più ovvia. “Era sotto un bancale, nel magazzino, ma come può vedere non è impolverato. Non si trovava lì da molto tempo.”
“Dobbiamo assolutamente trovare la proprietaria di questo reggiseno. A occhio direi che è una terza misura.” Zamboni squadrò la Abbondanti, indossò la sua faccia da schiaffi e continuò: “Troppo piccolo per lei, Maresciallo. Possiamo depennarla dall’elenco dei sospettati.”
La giovane donna si voltò e uscendo in fretta dalla stanza, con voce stridula, disse: “Abbiamo due persone da interrogare!”


“Lei è Maria Luisa Babini?” Zamboni sedeva di fronte alla compagna dell’uomo assassinato.
“Sì.” Era una ragazza poco meno che trentenne, bella, con lunghi capelli biondi e una grande attitudine ad indossare il tailleur.
“Le faccio le mie condoglianze, deve essere doloroso.”
“È stato traumatizzante. Il corpo di Luca era così bianco. Aveva gli occhi spenti, come quelli del pesce quando non è abbastanza fresco e…  Ma si sente male?”
In effetti la descrizione del cadavere era bastata a provocare il voltastomaco al Capitano, che ora sembrava più morto che vivo. Il Carabiniere prese un respiro profondo poi fece gesto  alla donna di continuare.
“Una visione terribile, ancora non mi sono ripresa. In quanto al dolore, devo essere sincera: io e Luca ci frequentavamo da sole cinque settimane. Quella era la prima volta che andavo a casa sua.”
“Avevate un appuntamento?”
“Sì, mi aveva fatto una bella sorpresa. Fin dalla nostra prima uscita insieme, i suoi amici avevano cominciato a chiamarmi la bionda del Balboni. Quella mattina mi ha telefonato e mi ha invitata a cena a casa sua, dicendomi che aveva dedicato la sua birra a me, che aveva fatto stampare delle etichette personalizzate e desiderava che io fossi la prima a saperlo. Sono arrivata verso le otto, Luca non rispondeva al campanello, così sono andata a cercarlo nel magazzino, mi aveva raccontato che era lì che produceva la sua birra, e l’ho trovato. Morto.”
“Chi frequentava il Balboni prima di lei?”
“Non saprei dirlo. Era single quando l’ho conosciuto, e non mi ha mai parlato delle sue precedenti fidanzate. D'altronde non ho alcun dubbio che Luca avesse molto successo con le donne. Ci sapeva fare.”

“Sono Andrea Durante, il socio di Balboni.” Il ragazzo aveva ancora un’aria da studente universitario, gli occhiali con la montatura spessa, una maglietta stampata con il volto di Steve Jobs e un paio di jeans.
Si accomodi. Immagino che per lei sia stata una grave perdita, quella del suo socio.” Disse Zamboni scartabellando il dossier sull’uomo.
“È vero, e non solo per gli affari. Luca ha avuto questa idea imprenditoriale e mi ha chiesto di farne parte, dicendo che le mie capacità erano indispensabili. Io non sapevo nemmeno di averle queste capacità: mi ero appena laureato. Ha visto il mio potenziale, ha avuto fiducia in me, lo consideravo un amico.”
“Di che cosa si occupa lei?”
“Ho creato la piattaforma informatica per il negozio on-line e mi sono occupato dell’indicizzazione del sito. Ho creato un software per la contabilità e la logistica, insomma, tutta la parte organizzativa.”
“Balboni che faceva?”
“Si occupava del catalogo. Selezionava gli articoli da mettere in vendita: aveva una grande sensibilità per questo tipo di cose, al contrario di me.”
“Sensibilità?”
“Per essere più chiari: Luca aveva poche inibizioni, il sesso era la sua più grande passione, assieme alla birra. Un binomio pericoloso.”
“Letale.” Affermò Zamboni alzando lo sguardo. “Mi dica, è a conoscenza di qualche situazione che potrebbe aver messo in pericolo il suo socio?”
“Sì. Luca si vantava spesso delle sue conquiste, persino con troppa dovizia di particolari. Due settimane fa mi ha parlato di certi incontri con una donna sposata, era intrigato dal fatto che doveva fare tutto senza essere scoperto né da Maria Luisa né dal marito della donna, a suo dire gelosissimo. Purtroppo non so chi fosse. Ma se dovessi scommettere…”

continua...


Un'altra indagine del Capitano Zamboni: Purificazione

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